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La Glass House di Philip Johnson: “Creare cose belle, questo è tutto”
Quella che vi raccontiamo oggi è la storia di un capolavoro di architettura moderna, una casa speciale progettata negli anni Quaranta, per se stesso, da Philip Johnson, curioso architetto statunitense con l’animo dello sperimentatore. Johnson, nato nei primi anni del Novecento, fu il primo architetto a vincere il premio Pritzker, nel 1979, e divenne Accademico d’Onore dell’Accademia delle arti del disegno di Firenze. Vera e propria archistar, grazie al suo approccio eclettico fu tra i più influenti architetti del ventesimo secolo. Forse traboccante delle sensazioni che solo le grandi crisi sanno infine regalare, e forte delle sue doti artistiche e progettuali, dal 1949 Johnson iniziò la costruzione della stupenda casa conosciuta come “Glass house” su un terreno di sua proprietà a New Canaan, in Connecticut. Erano gli anni del secondo dopoguerra, e la voglia di rinascita e di bellezza permeava il mondo intero. Bellezza non significava frivolezza, ma necessità di pace, di vivere sereni, lontani, estraniati dagli anni di devastazione che avevano scosso gli animi e la terra. Lo stesso Johnson sosteneva, sintetizzando: «Creare cose belle, questo è tutto».
Alla Casa di Vetro, un edificio a pianta libera che dalla collina si affaccia come da un meraviglioso palcoscenico naturale ad ammirare la natura circostante e la città ai suoi piedi, l’eclettico architetto associò ben presto altre strutture fino a formare quello che oggi è un vero e proprio museo a cielo aperto. Prima di essere un museo, tuttavia, questa casa fu l’abitazione di Johnson e del suo compagno: insieme hanno vissuto nella Casa di Vetro per più di quarant’anni, godendo della compagnia reciproca e della reciproca tenerezza, immersi nella natura. La riservatezza offerta dalla vita di campagna si scontra pacificamente in questa casa con il suo essere totalmente esposta alla natura stessa. Anche al suo interno, la Glass House non ha muri di separazione, a eccezione del bagno, che è ospitato in uno spazio chiuso. L’open space diventa ancora più arioso con le pareti in vetro di questa casa in stile postmoderno, sostenute da una leggera struttura in acciaio, in cui interno ed esterno si confondono in una fluidità di spazi, di luci e di riflessi.
All’interno, la meravigliosa Glass House è stata ulteriormente impreziosita dagli arredi Knoll, che rispecchiano lo stile moderno della casa, e vi si inseriscono con decisione ed eleganza, confermando il concetto su cui la Casa di Vetro si sviluppa, la raffinatezza del “less is more”. In particolare, il soggiorno gioca sulla disposizione degli arredi della collezione Barcelona: il tavolo in vetro Barcelona è circondato da due sedie in pelle Barcelona e dal daybed moderno della stessa collezione. Questo lettino da salotto era stato progettato appositamente da Mies van der Rohe per l’appartamento di New York di Johnson. Un pouf di design Barcelona completa quest’area dedicata al living. La collezione Barcelona è composta da mobili moderni e senza tempo per abitazioni contemporanee, ma anche per uffici. Caratterizzati da slanciate strutture in acciaio, questi eleganti arredi in pelle, nella loro semplicità, riescono a donare all’ambiente un aspetto raffinato, ricercato, immortale.
Ben lontana dall’essere una casa fredda e invivibile, come talvolta è stata definita la Glass House, su una delle due poltroncine di design si può trovare una prova del suo utilizzo: una bruciatura di sigaretta, frutto della distrazione di un architetto geniale e leggendario che ritrova così una sua dimensione umana. Questo salotto privo di confini ha l’arredamento come unico indizio sulla sua funzione, particolarità che caratterizza l’intera casa. La sala da pranzo è invece arredata da comode poltroncine Brno, sempre di produzione Knoll International; sappiamo però che la cucina era uno degli spazi meno utilizzati della casa: i due abitanti, infatti, preferivano spostarsi in città per mangiare. Vicino alla camera da letto, Johnson progettò inoltre un piccolo studio, una “confortevole cella per monaci” spartana ma elegante, composta da una differente versione della sedia Brno progettata dal designer Mies van der Rohe per Knoll e da un tavolo, altrettanto essenziale, su cui appoggiarsi per lavorare.
A conclusione di questa casa senza confini, al suo esterno, sul promontorio su cui è stata costruita, si trova un angolo di pace composto da un semplicissimo tavolino e due sedie da esterni Diamond, progettate dal designer Harry Bertoia per Knoll. In questo spazio intimo, un cortile senza steccato, è spontaneo immaginare i due coniugi seduti a bere un tè, a conversare, a leggere un giornale, in una raffigurazione che non può che ispirare serenità. Serenità che è manifestazione della limpidezza di una vita vissuta in questa casa apparentemente senza pareti, potenzialmente esposti alla vista di chiunque, e da lì guardando l’ambiente circostante, senza alcun limite alla curiosità dello sguardo. Proprio questa era la particolarità della casa, come Johnson stesso faceva notare: per ammirare l’alba, la luna, o il tramonto, chiunque altro si sarebbe dovuto spostare in zone diverse della casa. A lui bastava girare lo sguardo.
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